Murder ballads letto per noi da Alessio Corbella

Abbiamo letto le agghiaccianti Murder ballads editate da Oscar ink e ci stiamo ancora riprendendo dalla crudeltà così reale da poterla quasi annusare nel suo putrido orrore di sangue e nebbia.
Quella nebbiolina sottile che rasoterra nasconde alla vista dei ricercatori le radici degli alberi che formano il bosco, i piccoli animali che lo abitano e i corpi dei cari che stanno cercando.
Le murder ballads, sono dei componimenti che una volta in Italia erano conosciuti come ballate popolari e che hanno il compito di condurre il lettore verso una morale ma in modo assolutamente agli antipodi rispetto alle favole tradizionali (anche quelle più cruente dei Fratelli Grimm).
Protagonista assoluta di queste storie è l’azione e l’impulsività che si nasconde dietro di essa. Non c’è caratterizzazione dei personaggi ma solo la cruda realtà e finali tragici.
Micol Beltramini ha il compito di raccontarci cinque di queste storie così lontane nel tempo ma allo stesso tempo così contemporanee da fare ancora più impressione nell’immaginario.
In puro ordine casuale, cominciando però dal fondo, le storie raccontano di Marinella e di come Fabrizio De Andrè decise di raccontare in versi la sua storia; raccontano di donne che decisero di farsi giustizia da sole, entrando nelle cronache dell’epoca come briganti, come donne che hanno deciso di fare qualcosa, come criminali condannate a morte; raccontano di donne che per amore hanno perso tutto; di figli mai nati o morti troppo presto; di padri che hanno trascinato nell’oblio ogni traccia del proprio passaggio sulla Terra, tranne il sangue secco sul pavimento della casa che ha visto morire l’intera famiglia che la abitava.
E pensate che nell’incipit del volume Micol ci racconta che è tutto nato da una richiesta arrivata dal suo collega disegnatore Daniele Serra per la prima delle storie nel volume. Le altre sono nate per conto loro, figlie di un entusiasmo contagioso e di una coppia artistica che ha dell’incredibile.
Sì perchè se Micol sforna storie una dietro l’altra tutte ugualmente forti, Daniele da loro vita a fumetti (anche se a volte direi quasi dipinti) uno più bello dell’altro.Ad un certo punto cambia anche totalmente stile per avvicinarsi al meglio all’atmosfera che vuole trasmetterci. Che dire poi degli inserti nella storia di Marinella, magnifici!Il disegno potente ed evotativo sia a colori che in tricromia (un bianco e nero graffiato che mi ha ricordato a tratti le illustrazioni di Brian Selznick) dove il rosso richiama l’inevitabile violenza che si porterà via la giovane donna protagonista della ballata; o dove il blu sembra dirci che l’unico testimone del delitto sia stato il fiume che ha ospitato una giovane nel suo ultimo viaggio.
La storia che più mi ha colpito è “e poi non rimase nessuno” dove il disegno cambia ancora e si avvicina allo stile giapponese tipico di autori quali Junji Ito e gli altri maestri dell’horror a fumetti. Qua la pazzia, la violenza di un uomo distrutto da un mondo che sembra non riconoscere il duro lavoro a cui ha dedicato la sua vita, annienta una intera famiglia. E fin lì, nell’atrocità raccontata, non ci stacchiamo troppo da quanto raccontato in precedenza. Se non che l’unico superstite della strage continua la sua vita inseguito dalla Mietitrice che non dimentica, arrivando a finire il lavoro che il padre aveva iniziato, lasciando senza via di scampo o di redenzione anche il povero ragazzo.
Un volume consigliato a chi crede nel potere del racconto per tenere viva nella memoria dei lettori anche la cronaca nera dei secoli scorsi.
Oggi come allora nell’imperitura memoria delle vittime delle violenze domestiche.