L’arte di Milton Caniff di Ilaria Martorelli

Se dovessimo pensare ad uno dei fumettisti più influenti a livello mondiale, forse non riusciremmo a vedere subito il volto di Milton Caniff, per quanto fu proprio lui a divenire l’esempio vivente dell’arte fumettistica per artisti come Jack Kirby, Romano Scarpa, Frank Miller e Hugo Pratt.
Caniff, prima ancora di essere un grande disegnatore, fu un abile sceneggiatore, la sapiente scrittura e creazione di personaggi, come ad esempio quella di Steve Canyon, e di luoghi lontani oltre che di elementi legati alla guerra, lo portarono molto lontano, in una continua e costante evoluzione.
La sua carriera da fumettista iniziò con Dickie Dare (1933), con protagonista un ragazzino che vive in sogno viaggi avventurosi anche grazie alla lettura di libri dello stesso genere, e successivamente con Terry e i pirati (1934), in cui viene ripreso il genere e tema dell’avventura insieme a quello della guerra.
Caniff pensò a Terry come a un avventuriero che batteva i mari asiatici infestati dai terribili pirati cinesi. Le storie erano già crudeli di per sé, ma il fumettista volle in seguito farle diventare ancora più cruente spingendo sul tasto della violenza sanguinaria.
Con Caniff, già dalla produzione di Terry e i pirati, collaborò il fumettista Noel Sickles, portando con sé alcuni cambiamenti legati a delle riflessioni molto importanti già in quel periodo.
Sickles aveva capito che il modello del fumetto di avventura andava cercato nel medium che stava incidendo di più sull’immaginario in quel momento, ossia il cinema, con l’inquadratura e movimento.
L’inquadratura permette di puntare l’attenzione dello spettatore solo su determinati elementi e la relazione tra essi, trasforma un frammento di realtà in un pezzo di discorso. Più le quadrature variano, più punti di vista si hanno e più il racconto si amplia e questo era quello a cui Sickles teneva particolarmente a trasportare nel fumetto.
Il movimento è reso dal segno grafico, il fumettista rappresenta chiarezza e durata all’interno della narrazione in cui è possibile vedere ogni singola azione che rappresenta quel determinato momento e non avere solo un’istantanea che non può rappresentare la durata, bensì solo raccontarla.
Sickles inventò uno stile basato sull’uso combinato di pennello e pennino, creando sinergia tra la forza emotiva delle aree nere e le potenzialità dinamiche delle linee sottili e modulate.
Tra Caniff e Sickles ci fu un grande scambio di energie, conoscenze e competenze, fino a che quest’ultimo decise di abbandonare la squadra nel 1936, mentre Caniff, avendo fatto tesoro di tutto ciò che aveva visto e messo in atto, continuò il suo lavoro.
Nel dicembre 1946, Caniff mise da parte Terry e i pirati, era venuto il momento di passare ad altro, fu in quel periodo che creò il personaggio di Steve Canyon, un pilota impegnato in prima linea nella maggior parte dei conflitti successivi alla conclusione della Seconda guerra mondiale, dalla Corea al Vietnam. L’ultima striscia venne pubblicata il 4 giugno 1988 seguita dall’ultima tavola domenicale il giorno dopo.
Lo stile Sickles-Caniff fece davvero storia negli anni Trenta e Quaranta, facendo avvicinare il fumetto al cinema, tanto che oggi sembra quasi scontato sentir parlare di una vicendevole influenza.
Crediti Immagine: Denver Post via Getty Images/Denver Post
Fonti: Barbieri, D. (2021), Breve storia della letteratura a fumetti, Roma, Carocci Editore.
Barbieri, D. (2020), I linguaggi del fumetto, Milano, Bompiani.
Della Corte, C. (1961), I fumetti, Enciclopedia Popolare Mondadori.