Alessio Corbella ha letto per noi Benvenuti In Kosovo

Impariamo qualche lezione dalla fine della Jugoslavia.
Benvenuti in kosovo, edito da Magic Press, è una storia di un viaggio, di un ritorno ad un passato sopito ma mai del tutto superato.
Tutto nasce nel momento in cui il protagonista, moralmente, è costretto a tornare in Kosovo, terra che ha visto i suoi natali ma alla quale non è legato minimamente se non nei suoi incubi peggiori, quelli che nelle prime pagine ci catapultano in un mondo alla The Walking Dead.
In realtà non è così e Simona Mogavino (superbo lavoro, accompagnata nella stesura della storia da Nikola Mirkovic) sa bene dove ci vuole portare: in quei territori che negli anni cronisti di guerra ci hanno descritto con dovizia e sentimento, quei territori così vicini a noi italiani, ma che allo stesso tempo sembrano divisi al loro interno da un oceano di odio e discriminazione. Il Kosovo, terra divisa per natura, Albanese o slava, araba o cristiana… non si sa ma tutti vogliono essere da soli in quella terra.
I giochi dei bambini, qui come in tutto il mondo, sono tesi ad imitare quello che fanno i grandi: replicare scene di lotta, impersonare una fazione o l’altra in un gioco al massacro destinato a diventare qualcosa di più grosso, quasi insopportabile.
Nel corso del viaggio di Dimitri, ci si aprono continui scorci su quella realtà passata, creando dei parallelismi con quella attuale.
Scrivere una recensione dopo aver finito l’albo ti fa capire quanto quelle 60 pagine di storia, in apparenza poche, siano incredibilmente dense e non ti fanno perdere un momento la tensione della storia raccontata. Ti arrivano tutti i cazzotti nello stomaco in un climax narrativo che tende inesorabilmente a chiudere un cerchio lanciando un grido di allarme.
Perchè anche se non fa più notizia, non è detto che la situazione sia cambiata: bisogna sempre essere attenti alla forma e all’apparenza in un paese in cui una pistola può essere estratta con grande facilità, in ogni posto, per ogni sgarbo.
L’edizione è ben curata e impreziosita da alcune pagine di introduzione del noto giornalista Toni Capuozzo: il valore ne risulta accresciuto pur non essendo graphic journalism, perchè avvalora il lato realistico di una storia romanzata. I sentimenti che ne scaturiscono di odio, repulsione e nostalgia hanno libero sfogo e raggiungono un risultato notevole.
Buono anche l’aspetto del disegno da parte di Giuseppe Quattrocchi, una matita sublime che si sposta tra uno stile francese e uno molto più italiano, che non va alla ricerca di particolari voli e gesta di artista, ma che si concentra con dovizia di particolari sul rappresentare uno scenario il più realistico possibile per lasciare il giusto peso all’incedere della vicenda, creando di tanto in tanto quei trampolini artistici che aiutano a salire di un livello fino al climax finale.
Una nota a margine ma di grande importanza per lo staff artistico coinvolto e non solo: il progetto grafico era stato pensato all’inizio con Josè-Luis Rio, scomparso prematuramente a poche pagine dall’inizio dell’albo a lui dedicato, per poi essere stato portato a termine magistralmente da Salvatore Bevacqua, altro grandissimo autore nostrano che sta trovando riscontro in Francia.